Considerando la partecipazione femminile al mercato del lavoro, l’Italia è penultima in Europa.
Peggio di noi c’è solo la Grecia.
Infatti gli studi del Sole 24 ore dimostrano che le donne ad oggi rappresentano il solo 42% della forza lavorativa.
E questa è solo la punta dell’iceberg
Infatti la disparita di genere non la ritroviamo soltanto in quante donne sono impiegate, ma anche nel modo in cui le suddette vengono trattate e remunerate nel mercato del lavoro.
Mentre il principio di parità tra uomo e donna (Direttiva 2006/54/CE) prevede che la donna possa accedere a qualsiasi lavoro ricevendo lo stesso trattamento e la stessa paga di un uomo al medesimo livello, la realtà dei fatti è molto diversa.
Vediamo dilagare la disparita di genere nelle:
- Differenze in termini retributivi tra uomo e donna quando le prestazioni richieste sono di pari valore;
Sia nel lavoro da dipendente, ma ancora di più nella libera professione (vedi qui ) :
Dai dati INPS infatti, emerge che il reddito medio degli uomini è quasi il doppio di quello delle donne, mentre le libere professioniste iscritte a una delle casse private AdEPP (quindi iscritte a un ordine professionale) guadagnano il 38% in meno dei loro colleghi uomini.
- Molestie sessuali
Ovvero, in tutti quei comportamenti indesiderati che violano la dignità della lavoratrice creando un clima ostile, intimidatorio o umiliante;
Dati alla mano, in Italia Il 31,5% delle donne tra i 16 e i 70 anni è stata vittima di violenza sul lavoro.
3.Ingiustizie legate alla maternità come Licenziamento, demansionamento e ostacoli alla carriera
Ancora oggi, portare avanti una gravidanza e mantenere il proprio lavoro sembra un’impresa quasi impossibile.
Questo perché licenziamenti e dimensionamenti nelle prestazioni professionali, per le donne che affrontano una gravidanza, sono all’ordine del giorno.
Infatti, casualmente il 73% delle dimissioni volontarie rassegnate nel 2017 sono state di lavoratrici madri.
E secondo l’Istat, prendendo atto di questa situazione svantaggiosa circa 5 milioni di donne non diventano madri perché non si possono permettere di perdere il lavoro o passare al part-time.
4.Esclusione delle donne dai ruoli apicali.
Nei “piani alti” le cose non vanno meglio, anzi, non vanno proprio.
Le donne presenti nei consigli di amministrazione toccano appena il 14,5% del totale, mentre
all’Università solo 2 rettori su 83 sono donne.
Questo è quello che avviene nei lavori da dipendente, invece per quanto riguarda l’imprenditoria femminile?
In Italia solo un’attività imprenditoriale su cinque è guidata da una donna.
E secondo diverse fonti come uno studio della Professoressa Laura Ronchetti dell’università del Molise: la pandemia ha peggiorato ancora di più questo dato già di per sé allarmante.
Eppure, alcune ricerche internazionali rivelano che le startup fondate anche da donne hanno maggiore probabilità di ricevere investimenti rispetto a quelle costituite da soli uomini.
Allora perché le donne ancora riescono a prendersi il ruolo da protagoniste che gli spetta per natura?
Secondo Claudia Pingue responsabile del Fondo Nazionale Innovazione il problema è nella mancanza di modelli all’interno della società.
“Mancano però i role model al femminile, ovvero storie di donne proposte come campionesse dell’imprenditoria in grado di stimolare e supportare l’azione di altre donne” osserva Claudia Pingue, Senior Partner Responsabile del Fondo Technology Transfer di CDP Venture Capital SGR – Fondo Nazionale Innovazione.
Io credo invece che ci sia più un significato culturale che però ad oggi entra in contrasto con il mondo in cui viviamo.
Basta con la storia: che la donna nell’età della pietra pensava ad accudire la propria famiglia mentre l’uomo cacciava.
Ad oggi le cose sono ben diverse da 10.000 anni fa e finalmente arrivano i primi segnali dal mondo esterno.
Opportunità per una rivoluzione rosa
Si cominciano a vedere i primi passi verso il posizionamento della donna al centro della realtà imprenditoriale.
Uno dei messaggi più importanti ci è dato dallo stanziamento di 40 milioni di euro da parte del ministero dello sviluppo economico, con il fine di promuovere e sostenere l’avvio e il rafforzamento dell’imprenditoria femminile.
Questo è un ottimo inizio, ma se ti dovessi dire quella che a mio parere è la scelta migliore per una ragazza o una donna che vuole avviare un vero business che le consenta di conquistare la propria indipendenza direi a mani basse il network marketing
Perché il Network?
Il network Marketing ti permette di sfruttare il gender gap a tuo vantaggio
L’attitudine volta all’empatia, ai rapporti interpersonali, al passaparola delle donne e le 1000 abilità (quasi) innate che il genere femminile ha, fa si che dominino questo settore.
Ci sono diversi esempi che avvalorano la mia tesi come quello di Stefania Lo Gatto che ad oggi guadagna 10 milioni l’anno o anche i resoconti delle persone che sono nei vertici di una azienda solida come Essens
Il network è cucito alla perfezione per la donna, come un abito firmato sul modello che lo presenta ad una sfilata.
Visto che questo articolo è pieno di dati te ne do un altro…
Il 75% di chi fa Network Marketing con grandi risultati è una donna
Il network ti permette di conquistare la tua indipendenza senza grandi investimenti e anche se parti completamente da 0, perché non sfruttare tutto ciò a tuo favore?
Ti dico anche da dove cominciare.
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Noi ci vediamo nel prossimo articolo
Ricordati di osare sempre.
Un saluto da Antonio